E’ notte, un’aria sinistra avvolge il castello. Improvvisamente, dentro le mura dell’antico maniero, una strana ombra aleggia all’interno delle stanze. E’ il fantasma della baronessa di Carini. La luce di un rilevatore magnetico lampeggia all’impazzata. “C’è una presenza in questa stanza e non è umana”. E’ il resoconto dei Ghost Hunters Palermo (G. H. PA) che hanno trascorso la notte ad indagare all’interno del castello di Carini.
La tragica vicenda di donna Laura e del fantasma della baronessa di Carini è stata tramandata per secoli da racconti popolari, cantastorie e sceneggiati televisivi. C’è una drammatica storia vera oltre la leggenda di questa bellissima ragazza, terza figlia del barone Cesare Lanza di Trabia, nata il 7 ottobre 1529, che a soli 14 anni andò sposa, per volere del padre, al barone di Carini Vincenzo II La Grua. A nulla servì implorare, protestare, riversare calde lacrime, Laura fu costretta ad accettare il matrimonio sbagliato, che fu celebrato domenica 21 Dicembre 1543, nella Cappella Palatina del Palazzo Reale di Palermo.
Ma, alla giovanissima moglie, il marito preferisce i suoi latifondi, lasciandola sola nelle grandi sale del castello. La trascuratezza spinse la baronessa a innamorarsi di Ludovico Vernagallo, che diviene l’amante.
Scoperti dal marito e dal padre, che furono avvisati dal frate di un convento nelle vicinanze, tale Antonio del Bosco, mentre trascorrevano un’altra notte di tenerezza, Laura e Ludovico vennero uccisi nel castello di Carini il 4 Dicembre 1563. A nulla valsero le disperate grida di pietà della figlia, l’onore della famiglia viene prima di tutto.
Di fronte al suo assassino Laura pronuncia: “Signuri maritu chi vinistivu a fari”. E il marito biecamente risponde: “Signora muggheri vinni a ‘mazzarivi”. Così la colpisce reiteratamente al petto e alle spalle. La Baronessa di Carini, in preda agli spasmi della morte, scivolò per terra lasciando l’impronta indelebile della sua mano insanguinata sul muro della stanza.
I due infelici amanti non ebbero nemmeno un funerale, esiste solo l’atto di morte “A dì 4 Dicembro vije Indictionis 1563.
Fu morta la spettabile Signora Donna Laura La Grua. Sepelliosi a la matrj ecclesia. Eodem. Fu morto Ludovico Vernagallo” nel registro “Mortuor ab anno 1555, ad 1575”, sul retro della pagina 138, che si conserva nell’archivio della Chiesa Madre di Carini. La dizione “fu morta” e le croci segnate accanto al nome stanno ad indicare la morte violenta.
Le possenti mura del maniero, da quasi cinquecento anni, custodiscono nelle loro sale il terribile segreto di una storia d’amore alla quale con la violenza si è posto un tragico fine. Da quel giorno, in molti giurano di aver sentito un leggero fruscio di vesti femminili e delle grida soffocate, il fantasma della Baronessa di Carini appare nelle ampie sale del castello. Lo spirito irrequieto di donna Laura, morta col desiderio di confessarsi e mettersi in grazia di Dio, nella fredda notte, torna in quei luoghi per implorare clemenza e pietà al burbero padre, che alla sua vita preferì l’onore.
Vi riportiamo la lettera di Cesare Lanza inviata al Re di Spagna per discolparsi del delitto della figlia Laura: “Sacra Catholica Real Maestà, don Cesare Lanza, conte di Mussomeli, fa intendere a Vostra Maestà come essendo andato al castello di Carini a videre la baronessa di Carini, sua figlia, come era suo costume, trovò il barone di Carini, suo genero, molto alterato perchè avia trovato in mismo istante nella sua camera Ludovico Vernagallo suo innamorato con la detta baronessa, onde detto esponente mosso da iuxsto sdegno in compagnia di detto barone andorno e trovorno detti baronessa et suo amante nella ditta camera serrati insieme et cussì subito in quello stanti foro ambodoi ammazzati. Don Cesare Lanza conte di Mussomeli”.
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