La Rocca di Sassocorvaro è uno degli esempi più interessanti di architettura Rinascimentale, il suo merito è quello di aver protetto durante la Seconda Guerra Mondiale, oltre 10 mila capolavori di arte dai bombardamenti e dai furti nazisti.
La rocca ubaldinesca è una fortificazione dell’epoca rinascimentale nel comune di Sassocorvaro Auditore, in provincia di Pesaro e Urbino, nel Montefeltro. È situata al centro del borgo, posto su un colle che domina la valle del fiume Foglia.
Costruita intorno al 1475 su progetto di Francesco di Giorgio Martini, la fortezza appartenne a Ottaviano Ubaldini, fratello (Germano) del duca Federico da Montefeltro.
Durante la Seconda guerra mondiale la Rocca di Sassocorvaro fu destinata a custodire oltre 10.000 capolavori d’arte provenienti da Venezia, Urbino, Pesaro, Fano, Ancona, Lagosta, Fabriano, Jesi, Osimo, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno. Le opere di famosi artisti tra cui Raffaello Sanzio, Piero della Francesca e Tiziano) che furono nascoste negli anni 1943-1944 per evitare che fossero trafugate dai nazisti in ritirata o distrutte dai bombardamenti alleati. Per questo motivo oggi la rocca è detta anche l’arca dell’arte.
La particolare carica energetica emanata dalle mura della Rocca e le apparizioni di diversi fantasmi hanno richiamato, nel corso del tempo, numerosi medium e acchiappa fantasmi, amanti dei riti magici e dell’ignoto.
Tra le numerose manifestazioni paranormali della Rocca sarebbe stato avvistato il fantasma di una giovane donna piangente e la tetra figura di un castellano, che all’epoca era solito terrorizzare le giovani dame della Rocca.
Un altro fantasma citato sarebbe quello di una donna, presumibilmente Elisabetta Valentini, uccisa nel 1611 dal marito, dopo essere stata colta in flagrante di tradimento.
Altre testimonianze parlano di un fantasma con i baffi, basco con piuma e un mantello di velluto marrone, che sarebbe associato al feroce Valentino, al secolo Cesare Borgia, vissuto nella Rocca intorno al 1500.
Infine secondo una leggenda sulla Rocca di Sassocorvaro, sembra che ogni anno, nella notte del 26 agosto, presso l’antica porta di entrata si formi un coro fatto di voci confuse, grida, gemiti di pianto e il rumore del crepitio di un incendio. Come se da un momento all’altro dovrebbero apparire gli spettri di antichi cavalieri in sella ai loro cavalli …