Il Dannato, storia del fantasma Galliani nel territorio toscano

Il Dannato, storia del fantasma Galliani
La storia del fantasma Galliani è ambientata in Toscana, un territorio unico disseminato di città d’arte, paesaggi rurali e campagne incontaminate, meta ambita da migliaia di turisti ogni anno. Un nostro lettore (V.M.) ci ha segnalato le vicende dell’avvocato Giovanni Galliani, vissuto nell’800 nel territorio toscano e conosciuto anche con l’appellativo de “Il Dannato“. Sulla storia del fantasma Galliani e di questo straordinario personaggio diciamo in sintesi che nacque a San Vincenzo a Torri (FI) nel 1799 e proseguì gli studi tra Firenze e Pisa dove si laureò in giurisprudenza (negli stessi anni studiano legge a Pisa sia Giuseppe Mazzini, che Vincenzo Salvagnoli).

La storia del fantasma Galliani appartiene al periodo della carboneria, che veniva considerata dalla polizia granducale una setta rivoluzionaria in quanto le idee che sosteneva erano totalmente in contrasto con quelle del “Buon Governo” Lorenese. Inoltre con la bolla papale di Pio VII dell’agosto del 1814 chi apparteneva a sette segrete come massoneria o carboneria era automaticamente scomunicato.

Il Galliani, un giovane pallido, con la barba e gobbo, era amico di molti di quei personaggi che faranno la storia della Toscana e del Risorgimento. Leggeva giornali proibiti e cospirava contro il governo dei Lorena e di conseguenza contro la Chiesa.

Nel marzo 1821 venne arrestato assieme ad alcuni aderenti alla società dei carbonari, processato e condannato a 3 anni di arresto con l’obbligo di soggiorno nella casa paterna a I Sassoli (presso San Vincenzo a Torri), sorvegliato e sospeso dall’attività forense.

Pur non avendo partecipato ai moti carbonari del 1821 rimane anche negli anni seguenti, fermamente convinto ai suoi ideali di libertà, indipendenza e per un Italia unita. Nel 1840 è ancora considerato pericoloso e non può ancora esercitare la professione di avvocato.
Sulla facciata della sua abitazione in via di Marciola nr. 9, si trova ancora oggi uno strano stemma con simbologia massonica, raffigurante una testa di lupo (stemma della prima loggia carbonara di Firenze chiamata “Napoleone”).

E’ comprensibile che nella ristretta comunità di San Vincenzo a Torri, Giovanni Galliani diventa un personaggio da evitare, per di più “dannato” in quanto scomunicato dalla chiesa. Il mito cresce con il passare degli anni.
Ed infatti alla sua morte, che avviene ai I Sassoli ed in assenza di rito funebre in chiesa, cominciano a crearsi delle strane storie su di lui che la gente del posto si tramanda ancor oggi.
Sono storie tramandate a voce che si affidano alla memoria di chi le racconta per cui a volte vi sono più versioni, più o meno ricche di particolari.

Partiamo da quella che si riferisce ad un fatto accaduto un venerdì Santo alla vigilia della Pasqua. Sembra che il Galliani da buon cacciatore avesse un buon numero di uccelli da richiamo. Poiché un gatto glieli aveva ammazzati, per tutta risposta lo prese e lo crocefisse. Questo fatto di aver crocefisso un gatto di venerdì Santo contribuì a confermare la cattiva fama di quest’uomo che la gente comincio a chiamare “il dannato”.

E ancora sulla storia del fantasma Galliani … si racconta che una volta sepolto nel cimitero di San Vincenzo a Torri, si cominciarono a sentire più volte, nella notte, delle urla strazianti provenire dalla sua tomba. Presi da sgomento gli abitanti esumarono la salma ed andarono a seppellirla nei pressi di una casa colonica, di proprietà della famiglia Galliani, che era posta nei pressi del borro di Faeta, ponendogli sopra una semplice croce di ferro per individuarla.

Un giorno un certo “Gennarino” contadino che abitava nel vicino podere delle Scalette ebbe uno spiacevole incontro con il fantasma de “Il Dannato”.

Una notte piovosa, mentre rientrava da San Vincenzo per tornare a casa sua dopo essere stato “a veglia”, camminando nella strada che costeggia la Faeta si ritrovò all’improvviso sotto l’ombrello proprio il fantasma del Galliani che in silenzio lo accompagnò per buona parte del tragitto. Il pover’uomo morì da lì a qualche giorno per crepacuore!

fonte: Fattoria I Sassoli.


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