Il fantasma del Marchesino: nell’elegante scenario arricchito da affreschi, arazzi, scintillanti arredi e opere d’arte all’interno del Castello di Fumone, fortezza militare dello Stato Pontificio ubicato nell’omonimo paese in provincia di Frosinone, si narra di monaci murati vivi e si leggono toccanti iscrizioni amorose d’epoca romana.
Nella sala dell’archivio riposa in un angolo, una piccola credenza, al suo interno è custodito il ricordo di una vicenda tra le più spaventose del castello. E’ la triste e macabra storia del “marchesino”, avvenuta nel XIX secolo. Ultimo fratello dopo sette sorelle, il piccolo Francesco Longhi, quale primo figlio maschio, avrebbe avuto in eredità tutti i beni di famiglia.
La tradizione vuole che le perfide sorelle, invidiose e per nulla intenzionate a perdere le proprie ricchezze decisero quindi che l’odiato fratellino doveva morire. Lo uccisero giorno dopo giorno, in maniera atroce, ma senza lasciare tracce, mettendo cioè quotidianamente nella sua scodella minuscoli pezzetti di vetro. In breve tempo comparirono i primi dolori che divennero via via più atroci, sino a trasformarsi in una lenta e terrificante agonia: morì alla tenera età di cinque anni.
La madre, allora, straziata dal dolore causato dalla perdita di quel figlio tanto atteso e amato, ordinò che le sue spoglie fossero “imbalsamate” con la cera, come si usava fare con i papi, e custodite in una teca di cristallo, cosicché se ne potesse eternarne la memoria. E così è stato. Aperto lo sportello del mobiletto, l’impressionante salma del fantasma del Marchesino viene offerta alla vista, allo stupore e al raccapriccio degli ospiti del castello.
Secondo una leggenda sul fantasma del Marchesino, che si tramanda di generazione in generazione, tra gli abitanti di Fumone, il castello sarebbe infestato dal fantasma di Emilia Caetani Longhi: sembra che ogni notte la donna, con passo inquieto e riecheggiante, si rechi a trovare il figlioletto, lo prenda in braccio ed inizi a dondolarlo tra nenie e lamenti.
Ma pare che anche lo stesso “marchesino” non abbia abbandonato il castello Longhi, e che il suo spirito dispettoso si diletti a nascondere o spostare piccoli oggetti. Inoltre, come se non bastasse, non di rado, dai sotterranei si udirebbero le urla e i gemiti dei fantasmi dei prigionieri, lasciati morire nei sotterranei, la cui anima, dopo la tormentata esperienza terrena, non trovò mai riposo.