Nella storia che stiamo per raccontare il protagonista è il fantasma di Federico II. E per incontrarlo ci spostiamo nel comune di Comitini (Agrigento).
Situato accanto alla chiesa madre, c’è il “Palazzo Bellacera” costruito nel 1631 fu’ l’antica residenza del barone omonimo e della sua famiglia. Attualmente al piano superiore dell’edificio sono ospitate le sale di rappresentanza del Comune, originariamente adibite a camere da letto, salotto e stanza da pranzo.
Nel sottotetto del palazzo è stato allestito un Antiquarium che raggruppa il materiale raccolto dal Gruppo archeologico Herbessus e da altri studiosi che testimonia la presenza dell’uomo nell’area a partire dall’età del bronzo.
Tra i racconti che si tramandano da secoli sul Palazzo Bellacera desta particolare interesse quello del fantasma di Federico II d’Aragona.
Il primo riscontro si trova nel racconto di Don Pietro Carrera, che nel 1577 ha ‘avvistato’ a Comitini il fantasma del Gran Re di Trinacria, Federico II d’Aragona, appunto.
La leggenda vuole che l’anima del sovrano fu condannata per volere divino a vagare nelle sale di codesto castello per 270 anni, fino a quando un viandante proveniente da Palermo e diretto ad Agrigento, si accinse a visitare il Palazzo ritenuto disabitato.
Visitando alcune sale del Palazzo, il viaggiatore notò in una di esse la presenza di un uomo dall’aspetto principesco e cortese intento a recitare l’uffizio che gli rivelò di non essere un vivente bensì l’essenza di Federico II re di Trinacria, morto nel 1337 e condannato a vagare in questa sede per scontare le pene del purgatorio.
Il re lo incaricò inoltre di pregare Don Girolamo Marini, un giurato di Agrigento, perché gli facesse celebrare le messe di San Gregorio e di San Amatore per espiare con facilità i propri peccati.
Il viaggiatore rassicurato forse dalle occulte virtù emanate dal fantasma, decise di adempiere il compito e ad Agrigento vennero così celebrate le messe richieste.
Il Palazzo Baronale Bellacera, oltre che luogo di importante interesse storico, artistico e archeologico ha un suo fascino particolare, ed evoca una fuga dal tempo grazie all’alone trascendentale da cui è avvolto.
fonte: http://www.sicilia24h.it