Il fantasma di Stefano Raggi, noto anche come il ‘fantasma dal mantello color porpora’ si manifesta nel centro storico di Genova. Tra Piazza Ferretto e Piazza delle Erbe, si trova la chiesa di San Donato, testimone di un avvenimento molto particolare che ancora oggi fa parlare di sé.
Vissuto nel ‘600 come un nobile, spesso coinvolto in risse e diatribe, Raggi fu accusato di cospirazione e arrestato. L’uomo, che nel corso della vita si era inimicato parecchie persone, tentò di discolparsi senza riuscirci.
Nel 1645 il Raggi, uomo facile all’ira, entrò in contesa ‘con certi gentiluomini’ e, incalzato dai ministri della giustizia e vistosi circondato, per sfuggire alla cattura si rifugiò nel campanile di S. Donato, prendendo ad archibugiate chiunque tentasse di avvicinarsi.
Poco tempo dopo suo figlio venne messo al bando dal Doge Giacomo De Franchi Toso, decisione che Raggi criticò apertamente “guadagnandosi” l’ordine di arresto, fu quindi condotto nella Torre Grimaldina di Palazzo Ducale con l’accusa di essere in procinto di compiere un colpo di Stato.
Mentre era in carcere l’uomo si fece portare dalla moglie un crocifisso nel quale era nascosto uno stiletto e si tolse la vita.
La Repubblica decise comunque di punirlo in modo esemplare con un trattamento riservato ai peggiori criminali, il suo corpo fu esposto di fronte a Palazzo Ducale, i suoi beni furono confiscati, la sua casa rasa al suolo e la sua famiglia fu privata della nobiltà.
Sulla tragica vicenda del fantasma di Stefano Raggi lo scrittore britannico Roald Dahl ha scritto: “È un fatto singolare ma la cosa più inquietante delle grandi storie di fantasmi è che il fantasma non c’è. O, se non altro, non si vede. Si vede però il risultato delle sue azioni. Ogni tanto è possibile avvertire un fruscio o intravedere tracce della sua presenza…“.
Ancora oggi il fantasma di Stefano Raggi vaga irrequieto, avvolto in una tunica rossa, rifugiandosi nella Torre della Chiesa di San Donato, da dove, quand’era in vita, sparava con l’archibugio alle guardie che volevano arrestarlo per le sue malefatte.