La bella ‘Mbriana è uno spirito benevolo che aleggia nella credenza popolare napoletana. Questa figura deve il proprio nome alla meridiana, simbolo del sole e del calore domestico, e convive col munaciello, lo spirito bizzarro che può manifestarsi positivo, ma anche dispettoso.
“Fanno diventar bello un brutto, arricchire un povero, ringiovanire un vecchio. Nel bel numero è la Bella ‘Mbriana, un vero augurio della casa. Qualche popolana, ritirandosi, la saluta: Bona sera, bella ‘Mbriana! E, così, se la propizia.” scriveva Giuseppe Pitrè in “Curiosità popolari tradizionali” nel 1890.
Secondo la leggenda la bella ‘Mbriana vive nelle case dei napoletani portando loro fortuna, come fa anche il Munaciello quando è positivo. Appare di sfuggita nelle ore più luminose o nel primo pomeriggio e quando la si avvista si trasforma magicamente in un geco, animale considerato portafortuna.
Di aspetto piacente, la ‘mbriana regna, controlla e consiglia gli abitanti. Nel corso dei secoli, e ancora oggi, è l’antagonista del munaciello. Viene invocata in tutte le situazioni difficili che compromettono la serenità familiare. Generalmente è uno spirito buono, ma mai offenderla, perché può addirittura provocare la morte di uno dei familiari. Era usanza in passato aggiungere a tavola un posto in più per lei.
Secondo la tradizione popolare, la bella ‘Mbriana era una bellissima principessa che perse il suo amore e, sola e disperata, iniziò a vagare per la città. Il re suo padre chiese ai suoi sudditi di aprire le porte delle loro case per accoglierla. Ecco perché è considerata lo spirito che protegge la casa.
Si manifesta in forma di geco o si fa vedere tra le tende mosse dal vento in una giornata di sole (è uno spirito diurno). Non bisogna mai lamentarsi se una casa è troppo piccola o buia e mai farle capire di avere intenzione di traslocare: lo spirito potrebbe risentirsene e vendicarsi.
Se si ristruttura l’appartamento si può offendere e si può essere colpiti per ripicca dalla morte di un caro. Un proverbio napoletano recita così: “Casa accunciata morte apparicchiata“.