Monte Subasio la leggenda dei monaci fantasma

Monte Subasio La Leggenda Dei Monaci Fantasma
L’Umbria è ricca di storia e di leggende. Racconti misteriosi, tramandati per via orale, come quello dei monaci fantasma del monte Subasio, hanno origini che si perdono nella memoria.

Questa storia, ambientata sul noto monte dell’Appennino Umbro-Marchigiano, in un convento oggi non più esistente, nei pressi di Assisi, sopravvive ormai solo grazie al racconto di alcuni contadini e in alcuni libri dedicati alle tradizioni dell’Umbria.

La leggenda narra che la comunità di fedeli residente nei pressi del castello fosse particolarmente solerte nell’organizzare processioni, veglie e raduni di preghiera, in ogni stagione dell’anno, per chiedere delle grazie, ringraziare per quanto ricevuto o celebrare ricorrenze e anche eventi particolari.

Tutto questo fervore religioso non piaceva ai monaci che abitavano il convento, anzi ne erano infastiditi per il troppo “lavoro” che gli procurava. Si racconta che questi monaci una volta tolto il saio fossero presi da attività ben poco religiose, altro che preghiera e spiritualità. A quanto pare le loro esistenze erano caratterizzate da una condotta degenerata e peccaminosa.

Un giorno avvenne un evento straordinario, ci pensò una calamità naturale a interrompere la vita sacrilega del convento: tutti i monaci morirono e anche l’edificio andò distrutto.

Dopo poco tempo, nelle campagne della zona capitava di vedere figure lontane camminare in fila con le fiaccole accese. “Si sente anche pregare e cantare…”, raccontavano i testimoni.

Gli abitanti del luogo si convinsero quindi che si trattasse di fantasmi, o meglio dei monaci fantasma del monte Subasio, corrotti, condannati a espiare le proprie colpe compiendo da morti, per l’eternità, quelle celebrazioni che rifiutavano di operare in vita.

Ancora oggi viene riportato da alcuni testimoni che è possibile scorgere di tanto in tanto, sulle alture del monte dietro Assisi, delle ombre nere che procedono a passo lento con delle candele in mano, per invocare il perdono divino sulla comunità religiosa che per secoli si era macchiata di tanti peccati.


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