La paura del buio è spesso accompagnata da una sensazione di panico, scatenata dalla nostra immaginazione, che prende il sopravvento sulla realtà che ci circonda. Altre volte succede che non è la sola immaginazione a turbare il nostro stato d’animo: la storia che segue dimostra che c’è qualcosa intorno a noi …
Ho paura del buio da quando ero bambino, ma non ho mai avuto il coraggio di confidarlo a nessuno per timore o vergogna. Mi occupo di consulenza aziendale e lavoro in un ufficio ospitato al secondo piano di un edificio molto vecchio.
Questo palazzo è stato costruito alla fine degli anni venti, si tratta di uno stabile dalla facciata abbastanza anonima, che io definisco “sinistra”. Al suo interno non è molto diverso, e quando sono stato assunto e ho preso posto in ufficio ero piuttosto preoccupato di restarci dopo il tramonto.
Per fortuna all’inizio un mio collega più anziano riuscì a tranquillizzarmi e a farmi sentire come a casa. I nostri uffici erano vicini, proprio uno accanto all’altro, e c’era solo una parete che ci divideva.
Durante le prime settimane di lavoro trascorse in quell’ufficio sentivo uno strano rumore, ogni tanto c’era un battito ritmico contro il muro che confinava con il mio collega. Avendo paura del buio e di stare da solo, un giorno mi sono incuriosito e sono andato a scoprire di cosa si trattava.
Trovai il mio collega di lavoro intento a far rimbalzare una pallina contro il muro. Lui mi fece un sorriso e si scusò, spiegandomi che lo faceva di tanto in tanto, quando era assorbito nei suoi pensieri. Così, nel corso delle successive settimane, avevo soprannominato quella palla la “pallina dei pensieri”.
Per molto tempo abbiamo lavorato insieme, e ogni volta che sentivo rimbalzare la pallina contro il muro mi recavo nel suo ufficio a parlare con lui di qualsiasi problema che occupava i suoi pensieri in quel momento. Spesso si trattava di cose futili, altre volte di problemi di famiglia, comunque erano sempre cose normali della vita quotidiana.
Un giorno il mio collega mi disse che avrebbe occasionalmente fatto rimbalzare la pallina contro il muro per “chiamarmi” e quindi andare a parlare con lui quando ne sentiva la necessità. Un paio di anni dopo lui si ammalò, andai a trovarlo diverse volte in ospedale, ma pochi mesi dopo è morto.
Eravamo tutti lì il giorno del suo funerale, per questo caro collega e amico scomparso, e poi le cose in ufficio tornarono alla normalità.
Una notte, però, facevo lo straordinario e stavo ancora lavorando nel mio ufficio. Sono uscito verso le ore 20 per una breve pausa e mangiare qualcosa, e quando sono tornato quel vecchio palazzo sembrava ancora più tenebroso e più inquietante del solito.
Due finestre brillavano di luce e dall’esterno sembravano due occhi infuocati affondati nella facciata scura dell’edificio.
Appena li ho visti, però, mi sono subito reso conto che erano le finestre del mio ufficio e di quello del mio ex collega.
Sono ritornato su e non c’era nessuno, forse il custode si era scordato di spegnere la luce di quella stanza, chissà. L’ho spenta e sono tornato nel mio ufficio a lavorare, ma parecchi minuti dopo ho sentito quel battito ritmico contro il muro.
Sembrava proprio la “pallina dei pensieri” del mio collega. Questa cosa mi innervosiva, quel posto era abbastanza terrificante, la mia paura del buio non mi aiutava a stare tranquillo, e poi con quei rumori inquietanti.
Ho cercato di ignorarlo, pensando che fosse la mia immaginazione, inconsciamente era la mancanza del mio vecchio amico e collega, ma il battito della palla continuò per diversi minuti, così alla fine ho trovato il coraggio di entrare in quella stanza. Era vuota e non c’era nessuna pallina che rimbalzava. Anche le sue cose erano state spostate fuori per far posto a un nuovo dipendente.
Sono tornato nel mio ufficio e non appena mi sono seduto quel rumore martellante iniziò di nuovo. Lo spirito del mio ex collega era tornato, stava lì seduto nel buio e mi aveva chiamato per un’altra chiacchierata.
Sono tornato in quella stanza e mi sono seduto, per un lungo periodo di tempo ho avuto la sensazione che non ero solo.
La paura del buio era svanita e lentamente si faceva largo una sensazione di benessere, subito ho cominciato a immaginare che il mio amico era lì con me nella stanza.
Alla fine ho chiuso l’ufficio e sono tornato a casa per la notte con la sensazione che quella era l’ultima visita del mio collega scomparso. Da allora non ho più sentito rimbalzare quella pallina …
Inviata da Giancarlo
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