Porto Selvaggio è un luogo magico del nostro Paese, animato da miti e leggende. In questo territorio misterioso si può entrare in contatto con spiriti, folletti e sfere luminose.
L’Italia è uno scrigno pieno di storie di fantasmi, e ancora di più di miti e leggende che spaziano da Nord a Sud. Ogni luogo ha la sua tradizione secolare di storie che vengono tramandate di generazione in generazione.
Porto Selvaggio è una località turistica del Sud Salento, sita in provincia di Lecce, la pineta che circonda la spiaggia, rende questo ambiente unico e rilassante, con i suoi maestosi pini d’Aleppo, ma nasconde fenomeni inspiegabili che nel tempo hanno dato origine ad affascinanti leggende metropolitane.

Questo bosco incontaminato affacciato sul mare sarebbe “infestato” da sfere luminose dall’origine misteriosa, più volte avvistate di notte aggirarsi tra gli alberi. Si muovono in modo casuale, senza movenze precise, come se danzassero tra gli alberi, nascondendosi tra la vegetazione. Secondi alcuni il bosco sarebbe abitato da fate o folletti.
Testimoni degli eventi sono stati alcuni avventori amanti della natura, che hanno pernottato in tenda all’interno del bosco. Molte testimonianze provengono anche dai pescatori del luogo che, nottetempo, attraversano il bosco per raggiungere la zona costiera.
Altra presenza abbastanza inquietante a Porto Selvaggio è il fantasma di una donna che terrorizzerebbe chiunque si trovasse nelle vicinanze. Non si conosce la sua origine ma ad avvistarla sono stati due pescatori mentre percorrevano un sentiero che attraversa il bosco e porta sulla spiaggia. Improvvisamente i due si sarebbero accorti della presenza del fantasma di una donna, vestita di bianco, che a passo svelto si avvicinava a loro.
Quando lo spirito arrivò a circa 10 metri da loro, i malcapitati notarono un particolare inquietante: era una figura evanescente e non aveva i lineamenti del volto. A quel punto udirono un urlo straziante che li terrorizzò. I pescatori fuggirono via a gambe levate.
Questo fantasma potrebbe essere lo stesso che troviamo nella leggenda della “rupe della dannata”, lo strapiombo che si estende ai piedi di Torre dell’Alto. Secondo questa leggenda, nelle notti di luna piena si può vedere ai piedi della torre una donna vestita da sposa che prega e si lamenta: è il fantasma di una giovane fanciulla che per sfuggire allo ius primae noctis – imposto dal Guercio di Puglia – si è suicidata gettandosi in mare.
Un altro fenomeno legato alla leggenda sono le sorgenti che affiorano dal fondo del mare di Porto Selvaggio. Secondo la tradizione popolare sarebbero le lacrime versate dal duca Giovanni Bernardino Acquaviva prima di precipitare in mare dalla Torre dell’Alto.
L’episodio si riferisce agli avvenimenti del 25 agosto 1540: all’alba di quel giorno, mentre il duca Acquaviva era ancora a letto, fu improvvisamente assalito dai pirati turchi e mentre cercava di mettersi in salvo nella vicina torre fuggendo attraverso un ponte, questo crollò e il duca precipitò tragicamente in mare, in quello specchio di mare dove, da fonti sorgive sottomarine, fuoriesce acqua dolce e che ancora oggi i vecchi chiamano “il luogo dannato”.