La storia che vi stiamo per raccontare su Giuditta Guastamacchia si svolge all’interno di Castel Capuano a Napoli, edificio costruito in epoca normanna (intorno all’anno 1154) per volere di Guglielmo I detto il Malo, secondo re di Napoli e figlio di Ruggero il Normanno.
L’antica struttura, concepita al tempo come fortezza, successivamente fu trasformata intorno al 1220 in residenza reale da Federico II di Svevia che ne affido’ a Giovanni Pisano l’ampliamento.
Divenne sede dell’amministrazione giudiziaria nel XVI secolo durante il vice regno di don Pedro de Toledo. All’interno del castello vi furono quindi stabiliti il Sacro Regio Consiglio, la Regia Camera della Sommaria, la Gran Corte della Vicaria, mentre i sotterranei furono adibiti a prigioni.
Molto piu’ tardi tra il 1856 e il 1861 il castello venne restaurato e attualmente dal vasto cortile, circondato da portici, si accede allo scalone che conduce al primo piano su cui si aprono il Salone della Corte d’Appello e la Cappella della Sommaria.
Dal punto di vista esoterico non mancano anche fra queste mura storie di anime vaganti. Nei bui corridoi, ripieni di scaffali polverosi, pare aleggi l’inquieto spirito di Giuditta Guastamacchia, donna bellissima e perfida, ma dal volto angelico, dalla sfrenata concupiscenza e decapitata per i suoi feroci crimini.
Gli atti del processo intentato contro la donna, raccontano di come indusse l’amante, con la complicita’ del padre, a uccidere suo marito in circostanze terribili, coinvolgendo poi anche un giovane medico chirurgo vittima del fascino ammaliatrice della donna.
I teschi di Giuditta Guastamacchia, del padre, del sicario e del medico chirurgo, sono stati oggetto di analisi per gli studiosi di fisiognomica criminale e sono attualmente conservati nel Museo anatomico grazie al prof. G. B. Miraglia (1855) che li dono’ nel 1869 al prof. Gennaro Barbarisi, direttore dell’allora gabinetto di Anatomia Umana della Facolta’ di Medicina di Napoli.